Domenico di Palo

NICO AURORA*


   I versi di Domenico di Palo. Ovvero, quando la parola, anche quella non detta, ritorna al centro di tutto. “Estravaganti”, il suo ultimo libro di poesie edito da Bastogi, è stato presentato nei giorni scorsi in biblioteca comunale in una serata a cura dell’assessorato alla cultura, e delle associazioni culturali “Obiettivo Trani”, “Dino Risi” e “Vertigo”.
   Il volume sembra rappresentare il momentaneo completamento  (aspettando il prossimo) di un percorso poetico che, non a caso, è stato opportunamente ricalcato con la lettura anche di componimenti da pubblicazioni precedenti. Perché di Palo poeta è una carica inesauribile di parole ed emozioni, un flusso senza soluzione di continuità e senza schemi che avvolge e lascia sempre un segno. E con una voce recitante come quella di Maria Elena Germinarlo, suoni, vibrazioni ed emozioni rendono ulteriore spessore al prodotto letterario dell’autore.
Sui componimenti in quanto tali, Lucia Perrone Capano, ordinario di letteratura tedesca  all’Università di Salerno, giudica di Palo “un poeta di spessore” ed il titolo dell’opera, “Estravaganti”, “un chiaro messaggio da parte di un autore che evita tutte le parole stereotipate ritornando ad impiegare l’essenza delle parole. Quello che di Palo cerca di mostrarci è che non si può pianificare la vita come un progetto industriale, ma bisogna viverla e raccontarla per frammenti”.
   Per Vito Santoro, ricercatore presso il dipartimento di Italianistica presso l’Università degli studi di Bari, “Estravaganti è un quaderno che raffigura una vita che ci trascina verso mete indesiderate. Il suo occhio coglie e trasmette interferenze ed idee alla base di un discorso in cui il pensiero emerge dal suo fondo, si dipana e si svolge. Tempo e memoria, vita e morte sono dette in un processo di liquidità che porta con sé esperienze e tanti interrogativi”.
   E di Palo? “Se proprio volete una dichiarazione di poetica – ha concluso rivolgendosi al pubblico – allora vi dico che la poesia, se conserva in sé la qualità di riscattare la parola, mai come oggi avvelenata, ancora oggi è la risposta più adeguata al degrado odierno della parola e dell’uomo”.


                                                                                                                            Nico Aurora


* In “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Domenica 26 giugno 2011.


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