ANGELO LIPPO*
In un panorama di testi poetici grondanti malinconie e
solitudini, paure e angosce, queste “Estravaganti”
(edizioni Bastogi di Foggia) poesie del tranese recano un soffio di
aria salubre e fresca come polla sorgiva. Con una verve spigliata,
Domenico di Palo non elude però i problemi - che ci sono e sono
tanti - ma li spoglia della loro drammaticità col sorriso
sulla bocca. “Grazie ohibò / ma si fa quel che si
può / e più di certo no / perché già lo so
/ che dopo il sì / ritorna il do” (Ohibò). E’
un esempio di come di Palo aggiri l’ostacolo e cammini spedito
verso la meta. Questo andare nella direzione opposta, s’inquadra
perfettamente nella personalità tutta di Domenico di Palo,
pubblicista impegnato in battaglie politiche e di riflessione
letteraria, che non vede di buon’occhio i conformismi e li
combatte a viso aperto. Il verso ha ritmi leggeri, sospeso quasi sul
filo delle ebbrezze e dell’estasi d’amore.
“L’amore - si dice - / è più di un terno al
lotto / se tu sei felice / e già ti sembra eterno”.
E’ facile scoprire come di Palo carpisca i segreti più
intimi dell’animo umano, affrancandoli dei pesi smisurati dei
quali troppo spesso siamo abituati a caricarli. Il passo è
scattante, poche frenate, con sussulti che si vestono di armonie
insolite. La misura più naturale è la compostezza del
linguaggio, nutrito di letture classiche, ma scorporati nella
dimensione di un percorso che si fa via via interessante ed
estremamente variegato. Insomma, una poesia densa di umori e di
sapori, che si presta ottimamente all’ascolto più puro.
* In “La Vallisa”, Bari, dicembre 2011
Angelo Lippo
* In “La Vallisa”, Bari, dicembre 2011