VINCENZO RELLA
“La bella
sorte” di Domenico di Palo raccoglie le liriche scritte
dall’autore nell’arco di tempo dal 1960 ad oggi.
Veloci, animate da uno spirito spigliato, alieno da retorica, come
già notato dalla scrittrice Maria Marcone, si direbbe che
appena si accorge (e in questo è molto vigile) che qualcosa
di tenero sta per prendergli la mano, si rialza, si tira su e, a
rischio di divenire disadorno, riprende il suo tono senza cedimenti di
sorta.
Gli argomenti, quanto mai vari, accompagnati dalle asciutte ma
essenziali illustrazioni di Ivo Scaringi, abbracciano un panorama che
va dall’esaltazione della pace alla polemica, ai temi
raziocinanti, costellati di ossimori (“la sciocca
saggezza”, “la morte bella”,
“la saggezza dei benpensanti”),
all’invettiva (“Se avessi almeno il pudore/ di
metterti da parte…”), alla meditazione, ma sono
tutti motivi che passano fugaci, su cui l’autore non si
sofferma mai a lungo; passa a volo d’uccello e va subito
oltre.
Solitamente sereno, pochi sussulti, nervi distesi, torna più
volte a bollare il conformismo, ad aggredire cialtroni e vanesi, a
motteggiare i partiti e la politica.
Dunque un “…piccolo/ artigiano antico/ semplice e
pudico” come argutamente definisce suo padre? Credo di
sì, interpretando come una litote, una espressione di
modestia, quel “piccolo”.
Molto succosi e con tutta l’aria scapigliata di un ditirambo
o di una canzone goliardica nel preminente dilagare di ottonari
grandinati di buonumore, gli ultimi componimenti in appendice.
Insomma un insieme di poesie che non ci annoiano, ci tengono su,
mettono allegria anche a noi. E ancora e soprattutto un pregio: non ha
timore né reticenze nello spiattellare il suo pensiero senza
titubanze, bigotti tartufeschi riguardi, timide vaghe allusioni, che
spesso sono sinonimi di pusillanimità, se non di
vigliaccheria.
Vincenzo Rella
* In “Rassegna della poesia pugliese
contemporanea” a cura di Angelo Lippo, Portrofranco, Taranto
1997.