Domenico di Palo

SALLY VIESTI

Dopo aver appassionato il pubblico dei lettori con “Renato e i giacobini”, affresco pubblico e privato, tra ironia e malinconia, dei mali del Sud d’Italia, il prof. Domenico di Palo, scrittore, poeta e promotore di importanti iniziative editoriali (“Il Cannocchiale” 1963-1964, “Singolare/Plurale” (1978-1991) e di battaglie politiche e culturali, torna ad emozionare e coinvolgere i suoi tanti estimatori con una nuova raccolta di versi, intitolata “Double face. Rime d’amore e disamore” (Collana di Poesia Il Capricorno-Editore Bastogi).

Si tratta di una breve collana di dodici sonetti, in cui  l’autore con maestria e sensibilità “ri-elabora” e “ri-crea” alcuni dei versi di tre famose voci della lirica medievale: Francesco Petrarca, Guido Cavalcanti e Torquato Accetto (nativo di Trani).

Il motivo conduttore tra i sonetti è rappresentato dall’amore e dalla donna, temi-principe della lirica stilnovistica.

L’insolito titolo francese deriva dall’intenzione di rappresentare l’anima bifronte dell’amore. Non a caso l’opera, strutturalmente, si compone di sei canti sull’amore, accompagnati dai rispettivi “controcanti” sul disamore.

L’amore è il sentimento più forte e contrastante e se da un lato esalta, illumina e fa sprofondare in un mare di piacere (“Più Amor mi chiama più Amor non fugge/ Più lei mi ama e più non mi sfugge”, dall’altro deprime, avvilisce e getta in un oceano di disperazione (“Più dolor mi chiama/ Più dolor non sfugge:/ Più lei mi ama e più mi distrugge”).

La donna viene presentata nella doppia veste di angelo mandato da Dio e capace di ascesi e purificazione interiore (“Tu che coi baci mi feristi al cuore/ E destasti la vita che dormia”) e di malvagia nemica, il cui abbandono getta nello sconforto e nel tormento (“Tu che coi lacci mi legasti giusto/ E intossicasti la vita che fioria”).

Nei due sonetti opposti “Benedetto sia ‘l giorno, ‘l mese e l’anno” e “Maledetto sia ‘l giorno e ‘l mese e l’anno” la contrapposizione tra la dolcezza e l’amarezza della passione amorosa è enunciata sin dall’incipit.

L’ironia e il sarcasmo, tratti distintivi delle opere di Domenica di Palo si ritrovano anche in “Coraggio resisti” e “Coraggio sorridi”. In versi agili, incisivi, brevi e lievemente coloriti e attraverso l’uso frequente dell’anafora (ripetizione di una o più parole all’inizio di versi o frasi consecutive) e dell’anadiplosi (ripetizione di una o più parole conclusive di un verso in quello successivo) l’autore confeziona due testi sul tema dell’amore vissuto. Prima sorride all’amore che tutto rinnova, poi resiste all’amor che tutto consuma. L’amore e la donna sono al centro anche dell’ultima tenzone poetica: “Spiccato ho il senso della proprietà” e “Il senso più non ho della proprietà”,

In quest’ultima coppia di poesie si confrontano l’amore che “illude” e quello che “delude”, l’amore dello spirito, che sa conservarsi meglio, e quello del corpo, che col tempo si “affloscia”. Fedele ad una visione dualistica della vita e, quindi, anche dell’amore, di Palo dimostra ancora una volta un’ottima padronanza dello strumento poetico, che gli permette di rivisitare in una chiave moderna e assolutamente non banale grandi “voci” della tradizione poetica italiana, ottenendo grandi risultati di immediata ed incisiva comunicazione.

Sally Viesti

*In “Il Giornale di Trani”, 8 maggio 2009.

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