Domenico di Palo

MARIA MARCONE


Ho sotto gli occhi “La cultura del ‘900 a Trani” che lo stesso autore Domenico di Palo mi ha portato dandomi tra l’altro la gioia di un incontro inatteso.

E’ un libro edito da Schena nella sua migliore tradizione editoriale, copertina rigida, carta patinata, sovraccoperta lucida con un grande disegno originale del grande troppo modesto Ivo Scaringi, prezzo lire 30.000.

Si tratta apparentemente di un “Dizionario bio-bibliografico”; ma, come spiegano il prefatore Giovanni de Gennaro e il postfatore Franz Brunetti, questo è qualcosa in più, di molto più interessante e forte di un dizionario alfabetico in cui si mettono dentro medi e piccoli, perfino chi ha emesso solo un flatus vocis: no, anche se necessariamente ci sono i grandi, i medi e i piccoli, c’è soprattutto il polso culturale della città di Trani che, come tutti sanno, ha avuto una cultura giuridica di primo piano per essere stata in passato sede di Corte d’Appello, ma anche una cultura politica di respiro nazionale e non da meno una cultura umanistica e una ricerca creativa che l’ha fatta assurgere ad “Atene delle Puglie”. In tempi andati. Infatti il repertorio bio-bibliografico, per la sua disposizione alfabetica e non temprale, ci costringe ad una ginnastica continua, a tracciare delle linee di congiunzione e di separazione da cui risulta che, nel corso del Novecento, Trani si è andata impoverendo progressivamente perché sono pochi i tranesi illustri residenti, mentre in passato le glorie nascevano, vivevano e nutrivano la cultura tranese da questa poi irradiandosi a investire il resto della regione o talvolta del Paese.

Domenico di Palo non si è limitato quindi a scrivere un dizionario, ma si è servito di questo strumento di per sé ricco per lanciare un allarme o anche un’accusa all’odierna Trani che i figli migliori li costringe ad andar via e a quelli che hanno il coraggio di restare non offre l’humus necessario per fiorire e fare discepoli.

La Trani di oggi non è diversa da tutte le altre città piccole medie e grandi della Puglia dove i problemi della criminalità, della droga, della disoccupazione, della giustizia marciscono senza essere risolti e la cultura vale meno di zero, non si sa che farsene.

Non dimentichiamo che di Palo stesso ha, a sue spese, coraggiosamente diretto per 13 anni il periodico “Singolare/Plurale” a cui mi onoro di aver collaborato anch’io, che è stato non solo un punto di riferimento anche per chi non viveva a Trani e faceva cultura altrove, ma soprattutto una voce libera e indipendente, e per molti versi premonitrice dello sfascio che è venuto in seguito a demolire quanto negli anni e nei secoli precedenti era stato costruito da quelli che erano persuasi del bene comune oggi calpestato.

E non dimentichiamo che di Palo è diventato poeta satirico per disperazione e per supremo sforzo di sopravvivenza mentale e culturale.

                                                                                                               

Maria Marcone

* In “Puglia”, Bari 9 febbraio 1996, e in “Lucania”, 9 febbraio 1996.

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