FRANCA ROSSI
Attento allo scorrere della vita di ogni giorno,
reso saggio - e un po’ ironico - da una partecipazione
appassionata alle vicende politiche negli anni scorsi, nutrito quasi a
sua stessa insaputa da una frequentazione assidua dei nostri migliori
scrittori, Domenico di Palo è un po’ il prototipo
dell’uomo di cultura che scrive poesia innanzitutto per se
stesso, per cercare nei versi quella possibilità che i conti
tornino che non riesce più a trovare nei ragionamenti. Ne
risulta una musa forse non attrezzata per voli vertiginosi, ma sempre
coerente e sincera, quindi coinvolgente. Anche perché i nodi
esistenziali con cui “La bella sorte” (La Vallisa,
141 pagine, lire 10.000) si scontra sono gli stessi che angustiano,
forse con minore consapevolezza e lucidità, la grande
maggioranza dei lettori. I suoi versi disegnano così un
ritratto pietoso, ma senza indulgenze, dell’uomo
d’oggi, e di un Sud che cambia, a dispetto di rammarichi e
buone intenzioni.
Franca
Rossi
* In “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Bari, 16 gennaio 1986.