Domenico di Palo

ENRICO BAGNATO


In “Sotto coperta”, raccolta poetica di Domenico di Palo recentemente pubblicata dall’editrice Bastogi, con prefazione di Maria Marcone e postfazione di Sandro Garrone, l’autore propone una poesia che trae origine da una caustica osservazione della sociale (e politica) ipocrisia e da un sentimento cupo e inquietante (benché mascherato da uno sfavillio di ironia e autoironia) di inadeguatezza esistenziale. La godibile (d’acchito e in superficie girandola dei versi di di Palo, in realtà, fa pensare e gela il lettore che ne spia il fondo. Il faceto, il sarcastico, l’ironico, il satirico per lo più prendono forma gioviale e ribalda di cantilene, filastrocche, tiritere e nascondono il pungiglione dietro il riso o un ghigno, ma per mettere a nudo quanto di meschino, cinico, inadeguato, bieco e malmostoso si cela dietro le seriosità e unzioni ufficiali, i riti sociali e dietro tanta parte degli atteggiamenti individuali, persino quelli che si svolgono nella sfera interiore.
Tutto ciò si presenta come uno sgomentante specchio dell’impossibilità di prendersi sul serio come persone, come io. C’è poco da ridere - avverte l’eco tetra dell’allegra risata di di Palo - dal momento che questo piacevole disvelamento di altarini finisce per mostrare non solo la pochezza, ma l’assurdo di tutto, assurdo che, ontologicamente, si configura come il nulla. Non ha, né vuole darsi l’aria del filosofo Domenico di Palo, anzi, al contrario, fa le viste di “pazziare”, ma senza dubbio la sua poesia affonda le radici in una Weltanschauung radicalmente negativa.

                                                                                                                Enrico Bagnato



* In “La Vallisa”, nn. 47-48, Bari dicembre 1997.

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