Domenico di Palo

ANGELO LIPPO


Domenico di Palo. IVO SCARINGI, Mario Adda Editore, Bari 1999, pagg. 159

Ho nelle mani la monografia sul compianto Ivo Scaringi, realizzata devotamente ed amichevolmente da Domenico di Palo, e anch’io, come lui “cerco di rimediare ora scrivendo queste parole”, per non avergli potuto dare di più.
Ricordo che c’eravamo sentiti per telefono (mi dispiace non averlo conosciuto di persona) perché lo avevo invitato, dopo l’inclusione nell’Antologia “Arte contemporanea in Puglia”, al successivo volume “Postscriptum”, ma con voce flebile mi aveva detto che avrebbe “tentato” di mandarmi qualcosa.
Poi, la morte, che lo ha falciato impietosamente e con lui la sua pittura.
Se il silenzio del mondo sembra gravare su Ivo, credo che, difficilmente, potrà scendere sulla sua pittura, che conserva una sua dimensione universale.
Scaringi è stato uno dei pittori che sin dall’esordio (personale alla “Vernice” di Bari), si rivelò come “il più sicuro e maturo rappresentante della nuova generazione di artisti pugliesi” secondo il giudizio di Pietro Marino, che lo ha seguito con amore lungo il suo percorso d’artista, pur con la riserva di non accettare in lui “il punto di partenza, la matrice ideologica”.
Nella sua introduzione Domenico di Palo ha mirabilmente affrescato l’uomo e l’artista Ivo Scaringi, penetrando con acume, ma soprattutto con amore, tutte le fasi dell’amico, con il quale condivise diverse battaglie sociali e culturali. Il loro sodalizio fu sincero e lo si intuisce dall’attenzione con la quale Mimì di Palo ha raccolto nel volume gli scritti su Ivo Scaringi, durante e post mortem, focalizzando con garbo tutto quello che c’era da dire. La monografia, dunque, si avvale del contributo prezioso degli scritti critici a firma del già citato P. Marino, V. Fiore, E. Mercuri, L.Zingarelli, A. D’Elia, M. Marcone, C. Langone, P. De Zio, A. Rossano, M. Campione, e le testimonianze di M. Chiappa, S. Agostini Croce, G. Ronco, M. Damiani, e N. Addamiano.
E’ chiaramente difficile dire oggi quello che la pittura di Scaringi ci avrebbe riservato, ma è certo che non si potrà non tenerne conto, quando si andrà a fare un bilancio della realtà artistica pugliese dell’appena trascorso millennio.
La sua fedeltà all’immagine è la riprova che ancora oggi si possono tentare vie, percorsi alternativi, senza arrivare a “cervellotiche” manipolazioni, perché è dalla forza espressiva e dalla conoscenza delle cose che si rappresentano, che possono nascere indicazioni utili per il futuro.
Ivo Scaringi è sempre stato “obbediente” alla forma e al contenuto, cercando soluzioni all’interno dell’una e dell’altro, ben sapendo che altrimenti si fa sciovinismo della peggiore specie culturale. Egli “non ha voluto essere nuovo a tutti i costi e sa che la ribellione va inserita in una tradizione viva” (Vittore Fiore).
E’ ciò che lui ha fatto, rinnovando la tradizione ma restandoci dentro, contro ogni forma di autarchia culturale.
D’ora in poi, però, si dovrà pensare a qualcosa di più profondo, soprattutto esponendo antologicamente tutto il materiale disponibile, dagli oli agli acquerelli, alle grafiche, insomma tutto il suo laboratorio artistico, perché la sua lezione continui a palpitare nel tempo.

                                                                                                                Angelo Lippo



* In “Puglia”, Bari, 9 luglio 2000.

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